Rovine da Ricostruire
Beato Angelico e Filippo Lippi, Adorazione dei Magi (Tondo Cook) 1438-1448 Washington, National Gallery.
Se guardiamo ai dipinti prodotti nel Rinascimento intorno al tema della natività, ovvero nelle cosiddette “Adorazioni dei Magi”, notiamo che in molte occasioni, al di là della folla di personaggi in primo piano che si dispongono intorno alla Sacra Famiglia, si possono scorgere degli edifici in rovina.
A questo proposito potremmo citare diversi esempi: i due dipinti di Botticelli (l’Adorazione dei Magi conservata a Firenze ma anche quella di Londra), la tavola di Leonardo recentemente restaurata ed esposta in una delle nuove sale agli Uffizi, e l’enigmatico Tondo Cook attribuito a Beato Angelico e Filippo Lippi, due artisti quasi coetanei ed entrambi consacrati: il primo un frate domenicano e il secondo nell’ordine carmelitano.
In tutte queste opere gli edifici che circondano la scena principale mostrano segni di usura e decadimento, tanto che si può parlare proprio di rovine, come ha fatto Andrew Hui in un articolo del 2015: The Birth of Ruins in Quattrocento Adoration Paintings.
Un importante suggerimento, per leggere il simbolismo di queste rovine all’interno delle scene di Adorazione, ci viene da Antonio Natali, il quale nel 2017 ha pubblicato uno studio all’interno del volume collettaneo sul capolavoro leonardesco: Il cosmo magico di Leonardo. L’adorazione dei Magi restaurata.
Secondo lo studioso fiorentino le rovine farebbero riferimento alle profezie veterotestamentarie sull’avvento del Messia, precisamente le profezie contenute nel capitolo LX del libro di Isaia, un testo che viene letto durante la liturgia in occasione della festa dell’Epifania:
“Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te“
(Is 60,10)
Così letta, la frenetica attività sullo sfondo dell’Adorazione dei Magi, intorno alle rovine di quello che in realtà non è un edificio in decadenza ma un vero e proprio tempio in costruzione, annuncerebbe la nascita del Messia, venuto a restaurare il suo popolo e inaugurare un regno di pace.
La stessa chiave di lettura può essere usata per leggere le enigmatiche figure del cosiddetto Tondo Cook.
L’opera fu probabilmente commissionata dalla famiglia Medici, e alla morte del Magnifico passò di mano alle altre famiglie fiorentine fino a che, nell’Ottocento, fu venduta all’estero ed entrò a far parte della collezione Cook. Probabilmente il dipinto fu iniziato da Beato Angelico (forse con l’aiuto di Benozzo Gozzoli) e terminato da Filippo Lippi una decina di anni dopo: si tratta però di ipotesi stilistiche, sulle quali la critica non è del tutto concorde. Anche il suo significato non è così chiaro: si tratta certamente di una scena che ritrae la visita dei Magi al Bambino di Betlemme, tuttavia vi sono una serie di elementi che dilatano molto le possibilità interpretative.
Del tutto inedito è infatti il gruppo di cinque giovani seminudi che paiono arrampicarsi sulle rovine di un’architettura, accanto alla porta della città.
Nel suo articolo, Hui ha elencato alcune delle principali interpretazioni riguardo a questi personaggi: potrebbero simboleggiare l’umanità in uno stato che precede la legge mosaica, oppure rappresentare dei neofiti che si preparano al battesimo. Hui stesso ha proposto di leggere queste figure in parallelo alla profezia di Simeone, nel secondo capitolo del vangelo di Luca (Lc 2,34); eppure la profezia di Isaia, come già ricordava Antonio Natali per l’Adorazione dei Magi di Leonardo, potrebbe fornire una spiegazione ancora più convincente.
Se infatti si intende la nudità come espressione dello stato originario della creatura umana in relazione al Creatore; una nudità come “trasparenza della gloria divina nell’umanità” ecco che possiamo comprendere come questa iconografia possa esprimere magistralmente il testo della profezia di Isaia, già dalle prime righe:
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
(Is 60,1-2)
La luce che inonda tutta la scena è particolarmente evidente sull’incarnato dei cinque personaggi nudi, i quali, privi delle loro ombre, paiono inseriti in una dimensione puramente spirituale.
Allo stesso tempo, l’opera presenta anche altri elementi che rimandano al testo del profeta Isaia: come non accostare lo stupore dell’uomo vestito di rosso che guarda al cielo con l’invito del profeta…
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
(Is 60,4)
Inoltre, sulla destra, una moltitudine di genti scende dalla collina, accompagnata dai cammelli: tutti si dirigono verso il luogo in cui viene mostrato il Bambino divino, tra le braccia della Madre.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
(Is 60,6)
Le rovine, infine, richiamano ancora una volta la stessa profezia:
Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
(Is 60,10)
L’invito è dunque quello di ascoltare il testo di Isaia e scorrere con lo sguardo la complessa composizione del tondo: ci si accorgerà che queste due dimensioni sensibili si richiamano continuamente a vicenda in una dialettica meditativa che probabilmente sia Beato Angelico che Filippo Lippi avevano intenzionalmente evocato attraverso la raffigurazione della storia sacra.
Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.
Tutte le greggi di Kedar si raduneranno presso di te,
i montoni di Nebaiòt saranno al tuo servizio,
saliranno come offerta gradita sul mio altare;
renderò splendido il tempio della mia gloria.
Chi sono quelle che volano come nubi
e come colombe verso le loro colombaie?
Sono le isole che sperano in me,
le navi di Tarsis sono in prima fila,
per portare i tuoi figli da lontano,
con argento e oro,
per il nome del Signore, tuo Dio,
per il Santo d’Israele, che ti onora.
Stranieri ricostruiranno le tue mura,
i loro re saranno al tuo servizio,
perché nella mia ira ti ho colpito,
ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.
Le tue porte saranno sempre aperte,
non si chiuderanno né di giorno né di notte,
per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti
e i loro re che faranno da guida.
Perché la nazione e il regno
che non vorranno servirti periranno,
e le nazioni saranno tutte sterminate.
La gloria del Libano verrà a te,
con cipressi, olmi e abeti,
per abbellire il luogo del mio santuario,
per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi.
Verranno a te in atteggiamento umile
i figli dei tuoi oppressori;
ti si getteranno proni alle piante dei piedi
quanti ti disprezzavano.
Ti chiameranno “Città del Signore”,
“Sion del Santo d’Israele”.
Dopo essere stata derelitta,
odiata, senza che alcuno passasse da te,
io farò di te l’orgoglio dei secoli,
la gioia di tutte le generazioni.
Tu succhierai il latte delle genti,
succhierai le ricchezze dei re.
Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore
e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe.
Farò venire oro anziché bronzo,
farò venire argento anziché ferro,
bronzo anziché legno,
ferro anziché pietre.
Costituirò tuo sovrano la pace,
tuo governatore la giustizia.
Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra,
di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini.
Tu chiamerai salvezza le tue mura
e gloria le tue porte.
Il sole non sarà più la tua luce di giorno,
né ti illuminerà più
lo splendore della luna.
Ma il Signore sarà per te luce eterna,
il tuo Dio sarà il tuo splendore.
Il tuo sole non tramonterà più
né la tua luna si dileguerà,
perché il Signore sarà per te luce eterna;
saranno finiti i giorni del tuo lutto.
Il tuo popolo sarà tutto di giusti,
per sempre avranno in eredità la terra,
germogli delle piantagioni del Signore,
lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria.
Il più piccolo diventerà un migliaio,
il più insignificante un’immensa nazione;
io sono il Signore:
a suo tempo, lo farò rapidamente.
(Is 60,1-22)
Barbara Bianconi
BIBLIOGRAFIA:
G. BONSANTI, Beato Angelico, Firenze 1998.
A. HUI, The Birth of Ruins in Quattrocento Adoration Paintings, in «I Tatti Studies in the Italian Renaissance» 18 (2015) 2, 319-348.
M. P. MANNINI – M. FAGIOLI, Filippo Lippi, Firenze 1997.
A. NATALI, La predizione d’Isaia. Una trama per l’Adorazione dei Magi di Leonardo, in Il cosmo magico di Leonardo. L’adorazione dei Magi restaurata, catalogo della mostra tenutasi a Firenze, Gallerie degli Uffizi, dal 28 marzo al 24 settembre 2017, Firenze 2017, 16-25.
Fonte immagini: Wikimedia commons